Culture jamming

Un esempio di contestazione. Nella bandiera statunitense: le stelle sono sostituite da marchi di multinazionali; sulle strisce c'è scritto "venduta".

Il culture jamming, traducibile in italiano con "sabotaggio culturale" o "interferenza culturale", è una pratica contemporanea che mira alla contestazione dell'invasività dei messaggi pubblicitari veicolati dai mass media nella costruzione dell'immaginario della mente umana[1][2].

La pratica del culture jamming consiste nella decostruzione dei testi e delle immagini dell'industria dei media attraverso la tecnica dello straniamento e del détournement, cioè lo spostamento di immagini e oggetti dalla loro collocazione abituale per inserirli in un diverso contesto semantico dove il loro significato risulti mutato, se non capovolto. Il risultato è in genere la trasmissione di un messaggio di critica radicale del sistema economico che avviene per mezzo dello stravolgimento del suo apparato ideologico-pubblicitario, nel tentativo di liberare l'individuo dal ruolo di ricevente passivo e indurlo a un consumo critico e consapevole del linguaggio dei media[3][4].

Le pratiche del culture jamming affondano le proprie origini nelle azioni di "disturbo culturale" messe in atto dai situazionisti sin dalla fine degli anni cinquanta e in seguito adottate da altre correnti culturali come i neoisti e i plagiaristi. Il termine culture jamming fu coniato dalla rock band statunitense dei Negativland, che a partire dal 1983 creò alcuni cut-up musicali che comprendevano frammenti di jingle pubblicitari, notiziari televisivi e talk-show allo scopo di conferire loro un nuovo significato paradossale[5][6].

Oggi alcune forme comuni di culture jamming si sviluppano attraverso i flash mob, il graffitismo, il teatro di strada, l'arte di strada, l'hacking (o "cybersquatting"), la "design anarchy" (cui prendono parte numerosi pubblicitari "pentiti")[7].

Nel 1989 nasce in Canada la rivista Adbusters[8], considerata "la Bibbia del culture jamming" per le sue provocatorie campagne che si scagliano contro le grandi corporation attraverso l'uso distorto del linguaggio della pubblicità e per iniziative come il Buy Nothing Day, la giornata di sciopero contro il consumo nata negli Stati Uniti e replicata in numerosi paesi, tra cui l'Italia[9]. Del culture jamming si sono avvalsi alcuni collettivi di mediattivisti europei e nordamericani come RTMark, Luther Blissett, etoy, le telestreet, Ermes Maiolica e molti altri gruppi che hanno agito sulla scena cyberculturale internazionale degli ultimi due decenni[10].

  1. ^ (EN) Nicholas R. Fyfe, Images of the Street: Planning, Identity, and Control in Public Space, Psychology Press, 1998. URL consultato il 16 luglio 2022.
  2. ^ (EN) Gavin Grindon, Aesthetics and Radical Politics, Cambridge Scholars, 2008. URL consultato il 16 luglio 2022.
  3. ^ Sharon Boden e Simon J. Williams, Consumption and Emotion: The Romantic Ethic Revisited, in Sociology, vol. 36, n. 3, 2002-08, pp. 493–512, DOI:10.1177/0038038502036003001. URL consultato il 16 luglio 2022.
  4. ^ (EN) Anthony J. Cortese, Provocateur: Images of Women and Minorities in Advertising, Rowman & Littlefield Publishers, 14 dicembre 2007. URL consultato il 16 luglio 2022.
  5. ^ Contemporary Expressions: Design Activism, 2000 Onwards Thinking about design activism, Routledge, 17 giugno 2013, pp. 101–164. URL consultato il 16 luglio 2022.
  6. ^ Douglas A. Davis, Mark Levine. Why They Don’t Hate Us: Lifting the Veil on the Axis of Evil. Oxford: Oneworld Publications, 2005. 430 pages, endnotes, index. Cloth, in Review of Middle East Studies, vol. 43, n. 1, 2009, pp. 110–112, DOI:10.1017/s2151348100000367. URL consultato il 16 luglio 2022.
  7. ^ Tema Milstein e Alexis Pulos, Culture Jam Pedagogy and Practice: Relocating Culture by Staying on One's Toes, in Communication, Culture and Critique, vol. 8, n. 3, 1º settembre 2015, pp. 395–413, DOI:10.1111/cccr.12090. URL consultato il 16 luglio 2022.
  8. ^ About Adbusters | Adbusters Culturejammer Headquarters, su web.archive.org, 31 ottobre 2011. URL consultato il 16 luglio 2022 (archiviato dall'url originale il 31 ottobre 2011).
  9. ^ (EN) Culture-Jamming Desire: Black Friday, Shopping Spectacle, and Consumer Culture, su Archaeology and Material Culture, 1º dicembre 2012. URL consultato il 16 luglio 2022.
  10. ^ carlom, SoloTablet - Culture Jam. Manuale di resistenza del consumatore globale, su SoloTablet.it. URL consultato il 16 luglio 2022.

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